Il villaggio operaio di Crespi d’Adda, fondato dall’industriale cotoniero Cristoforo Benigno Crespi che da poco aveva qui costruito un moderno cotonificio, rappresenta un caso unico in Italia di un paese letteralmente inventato dal nulla per fornire alloggio agli operai, agli impiegati e ai dirigenti d’azienda. E’ questo un classico esempio dell’ideologia paternalistica aziendale dove filantropia, utopia e interesse economico si integrano sull’esempio delle company towns inglesi . Il favorire una vita sana e morale e l’anteporre i bisogni della comunità alla necessità di produzione ha come fine ultimo l’allontanare gli operai dalle rivendicazioni sociali e dagli obiettivi della lotta di classe. Il rigido sistema di gerarchie sociali si realizza anche nell’organizzazione dello spazio: al centro geografico la fabbrica.
Da qui si dipartono due assi perpendicolari: il primo parallelo al fiume fiancheggia lo stabilimento fino al cimitero e separa gli spazi del lavoro da quelli della residenza, del tempo libero e dei servizi; il secondo collega il corpo centrale dell’opificio con la piazza alberata antistante la pineta. Gli edifici residenziali sono distribuiti a maglia regolare con una successione di crescente prestigio man mano che ci si allontana dalla fabbrica. In un primo momento, a partire dal 1878, furono costruite alcune grandi case plurifamiliari per gli operai, poi, tra il 1891 il 1894, fu il momento delle villette mono e bifamiliari. Nel 1894 iniziò la costruzione della villa castello dei Crespi su progetto dell’arch. Pirovano. L’anno prima, invece, era terminata l’edificazione della chiesa progettata dall’arch. Cavenaghi. Fino al 1925 proseguirono altre opere che completarono la struttura del paese: il cimitero, nuove villette per gli impiegati, l’asilo per i figli degli operai, l’ambulatorio e il lavatoio. Il paese, che si era andato così formando, rispondeva ad un preciso disegno che individuava, mettendoli in posizione privilegiata, i simboli del potere: la villa-castello e la chiesa. Anche la casa del medico e del parroco, poste sulla collina, rispondono all’esigenza di rendere visibile la scala gerarchico sociale sulla quale si reggeva il villaggio. Nel 1995 il villaggio operaio di Crespi d’Adda è stato ammesso alla World Heritage List dell’UNESCO.
L'ITINERARIO
Partendo da Concesa si attraversa l’Adda percorrendo una passerella costruita presso il Villaggio operaio di Crespi d’Adda per facilitare l’accesso degli operai. Si segue la strada asfaltata che costeggia il canale di deviazione dell’acqua che alimenta la centrale idroelettrica dello stabilimento. Si arriva al castello, in stile medievale e fornito di due torri e una cuspide alta 50 m. dal cui belvedere si può godere il magnifico panorama dell’Adda.
Si prosegue verso il villaggio e si incontrano i palazzotti, prime residenze operaie fatte costruire dal Crespi e abbandonate dal figlio Silvio in favore delle villette. Si giunge su corso Manzoni, di fronte alla scalinata della chiesa di stile bramantesco, copia identica ma ridotta della chiesa di Santa Maria in Piazza di Busto Arsizio, paese d’origine dei Crespi.
Nelle vicinanze si trova l’edificio scolastico, costruito nel 1892 e destinato ad ospitare tutte le iniziative culturali della borgata; il lavatoio pubblico che serviva alle donne, le cui case erano sprovviste di servizi igienici, per lavare la biancheria; il dopolavoro, sede di un sodalizio il cui scopo era di promuovere la ricreazione durante il tempo libero. Alzando lo sguardo si notano, sulla sommità della ripa, la casa del parroco e quella del medico dalle quali si gode di una splendida veduta del villaggio. Si imbocca, quindi, la via Manzoni inoltrandosi nel quartiere delle abitazioni operaie, costruzioni bifamiliari su due piani, mediamente composte da otto grandi stanze, quattro per piano.
I servizi igienici erano all’esterno, dotati di una turca e di un lavandino. Svoltando a sinistra si raggiunge piazza Vittorio Veneto dove sorge l’edificio della cooperativa di consumo. Così era chiamata la società degli addetti allo stabilimento per la vendita di prodotti alimentari e generi vari. Dopo la visita alla pineta, si percorre la via Mazzini che fiancheggia le villette degli impiegati, ricche di elementi decorativi per differenziarle da quelle degli operai. Tutto ciò è ancora più evidente per le ville dei dirigenti, diverse tra loro e in stile anglosassone. Si torna indietro per via Garibaldi dove si nota l’edificio dei bagni pubblici con piscina coperta. Si volta a sinistra e si giunge di fronte all’ingresso della fabbrica, i cancelli rossi dominati dalla ciminiera e dall’orologio. Da notare la struttura dei capannoni, i fregi con le stelle ad otto punte, i contorni delle finestre e i fregi architettonici.
Proseguendo verso sud, il viale incrocia una strada dove era la sede del piccolo ospedale, il capannone-deposito dei vigili del fuoco, l’impianto di riscaldamento dell’acqua dove si trovavano i bagni e le docce pubbliche. Staccato dall’abitato, in fondo al villaggio, sorge il cimitero dominato dal grande mausoleo che custodisce le spoglie dei defunti della famiglia Crespi. è a forma di piramide ed è decorato con tre statue raffiguranti le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Nei prati antistanti si notano ceppi in cemento, messi gratuitamente a disposizione della famiglia Crespi per tutti i defunti del villaggio. Nel 1995, il Comitato per il Patrimonio Mondiale “World Heritage List” UNESCO ha accolto la candidatura di Crespi d’Adda all’ingresso nella prestigiosa lista dei siti da tutelare.